INTERVISTA
Buongiorno a tutti Readers e ben tornati nel blog con un nuovo
post!
Torniamo oggi con l'intervista fatta a Pitti Duchamp, tornata recentemente con un nuovo romanzo "Il Farabutto e la Sgualdrina" pubblicato con la Words Edizioni!
Siete curiosi di sapere di cosa abbiamo parlato?
Titolo: Il Farabutto e la Sgualdrina
Autore: Pitti Duchamp
Genere: Regency
Editore: Words Edizioni
Serie: //
Pagine: 214
1814, Camden Castle
La domanda che tutto il ton londinese si pone è perché lady Arabella, lucente stella, madrina indiscussa della nobiltà e presenza onnisciente di tutte le manifestazioni mondane, sia sparita da un anno per rifugiarsi nella calma bucolica della casa ancestrale dei duchi di Camden. Poco dopo il temporaneo ritiro a vita privata di suo fratello e la sua amata duchessa per la nascita dell’erede ducale, la chiacchierata lady Arabella è infatti fuggita da Londra senza un saluto, senza spiegazioni e, apparentemente, senza una causa. Tuttavia, il passato la raggiunge con il passo claudicante del Marchese di Avenox e quella serenità sembra persa per sempre. E quando finalmente lei lo rivedrà, lo scintillio della sua anima inquieta riprenderà ad abbagliare il mondo. Fino a che punto sarà possibile ignorare l'attrazione? Fino a quando il Farabutto sarà capace di vivere e respirare senza la sua Sgualdrina?
intervista a pitti duchamp
Benvenuta a Pitti Duchamp nel nostro blog, siamo onorate che tu abbia accettato di rispondere alle nostre domande!
L'onore è davvero tutto mio! E il grande piacere.
Grazie della vostra attenzione e dello spazio che mi dedicate.
Ma veniamo subito a noi e iniziamo con la prima domanda.
1.Spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.
Io sono una persona di una banalità sconcertante. Sono una signora bene del paesetto in cui vivo. Avete presente le mamme quelle in vista nei paesini? Quelle che fanno le rappresentanti dei genitori, quelle che vengono dalla famiglia più illustre del paese (tipo 6000 anime, ci vuole poco a essere illustri), quelle che sono considerate un pochino il punto di riferimento per un sacco di cose? Ecco, sono io e detta così mi sto antipatica da sola. Sarei la perfetta sciura da prendere in giro in una sit com, quella che siccome tutti la vedono perfettina allora deve essere satirizzata! Insomma quella che sta sulle scatole a tutti (ribadisco mi sto sulle scatole da sola) ma nessuno glielo dice (davanti! Lo dicono solo alle spalle). E siccome il primato sulla satira non lo lascio a nessuno ci penso da sola a usare l'autoironia! Ho due figli, manco a dirlo la mia vita. Ho un marito che è la mia roccia, il punto di riferimento di tutta la mia sfera sentimentale.
Sono attaccata alla terra e non solo perchè ho un'azienda agricola di cui si occupa mio padre, ma perchè come tutti i fiorentini sono terribilmente campanilista e orgogliosa della mia appartenenza alla città e alla sua storia. In tutto questo parrebbe che la scrittura fosse una nota stonata ma è, al contrario, il raccordo di tutte le mie anime. Scarico nella scrittura sentimenti, questioni pratiche, frustrazioni e gioie e non importa se scrivo per mia ispirazione o su richiesta: le trame e i personaggi mi staccano sempre qualcosa dalla vita e lo traghettano verso i lettori.
2.Cosa ti ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittrice?
Non so fare altro. Davvero! È la cosa che mi riesce meglio. Credo che ognuno abbia una vocazione e questa, anche se per necessità o per obbligo viene accantonata, prima o poi emerge prepotente e pretende il suo tempo e la sua affermazione. Io ho fatto di tutto, dalla modella all'agente pubblicitario, ma ho sempre saputo che la mia vocazione era scrivere. L'ho capito quando scrivevo pagine e pagine sul professore di filosofia al liceo o quando mi inventavo trame assurde per spezzare i viaggi da pendolare. Poi c'è stata per me la questione che 'io non ci arriverò mai a fare la scrittrice quindi facciamo altro'. Ho riscoperto la capacità di scrivere solo quando la mia vita non era riempita da altre cose: ho scritto il primo vero romanzo quando mi sono trovata senza un obiettivo. Laureata, senza lavoro, senza sapere bene cosa volevo fare. La scrittura mi ha chiamato, ho risposto per un pochino e poi ho zittito di nuovo quella voce. E lei si è fatta risentire di nuovo, anni dopo. Prepotente questa volta. Non mi ha permesso di zittirla. E l'ho assecondata.
3.Quando scrivi un nuovo libro hai già tutta la storia in mente o la elabori strada facendo?
Questa questione è fonte di eterni scontri con la mia editor (Ciao Silvia Sirolini!!!). Io scriverei di pancia, andrei sempre a braccio, mi farei sempre trasportare dalla storia. Ma ho imparato, o meglio lei mi ha insegnato, che la progettazione rende tutto più chiaro, più semplice. Quindi sì, adesso posso dire che quando comincio a scrivere ho già tutto il libro in testa ( a volte anche i dialoghi!!!).
4.Qual è stato il percorso che ti ha permesso di pubblicare il tuo libro?
Tortuoso e accidentato. Fatto di tante persone speciali e qualche persona da dimenticare. Ho pubblicato per la prima volta in self ed ero davvero, davvero sprovveduta. Poi mi sono fatta aiutare, ho contattato una editor (ariciao Silvia Sirolini!!!) e da lì ho cominciato a crescere, ho affinato il mio bagaglio e ho imparato un po' di mestiere. Poi sono stata contattata da una casa editrice con cui ho pubblicato due libri. HO interrotto bruscamente il rapporto con loro e intendevo tornarmene tranquilla al self quando è arrivata Anita e mi ha detto 'fidati di me'. E io mi sono fidata.
5. Parlaci un po' del tuo ultimo romanzo "Il Farabutto e la Sgualdrina". Com'è nata questa storia?
Avevo appena concluso il fratello di questo libro: Frittelle al miele e altre dolcezze e avrei dovuto scrivere un contemporaneo che poi è uscito con il titolo 'Stupefacente banalità'. Insomma mi sembrava che la storia non fosse ancora finita, che ci fosse qualcosa da raccontare. Ho ignorato la sensazione per un po', concentrata su un altro libro e un'altra dimensione ma i personaggi continuavano a chiamarmi. E allora ho ceduto e li ho raccontati. Davvero è tutta colpa loro!
6. Come ti sei avvicinata a questo genere? Scrivi altro o ti dedichi completamente ai romanzi regency?
Il Regency è stata una parentesi. Non ero avvezza e non credevo ne avrei mai scritti. Prediligo le ambientazioni italiane, mitteleuropee con qualche escursione parigina. Però andiamo, una scrittrice di storici che non ha mai scritto un Regency? Anche solo per omaggio a zia Jane almeno uno ne dovevo scrivere. E alla fine ne sono venuti fuori due. Adesso però ho necessità di tornare in Italia.
7. C’è un autore a cui ti sei sempre ispirata?
Una moltitudine direi! Rimane uno dei miei punti fermi Lucinda Brant con le sue trame contorte e fascinosissime. I suoi personaggi particolari e dall'animo nobile. Nutro molta ammirazione per Adele Vieri Castellano e per la sua padronanza linguistica. Io davvero la trovo sublime.
Siamo giunti alla fine di questa intervista, io ti ringrazio tantissimo per aver risposto a queste domande e per la disponibilità dimostrateci!
Di nuovo grazie a voi. E' stato un piacere!
A presto,