martedì 4 giugno 2019

[BLOGTOUR] Intervista all'autrice "Ti racconto una storia", Lidia Giudice



Titolo: Ti racconto una storia 

Autore: Lidia Giudice

Editore: Santelli Editore


Genere: Romanzo d'amore

Pagine: 254

Prezzo eBook: € 7,99

Prezzo cartaceo: € 14,90


Data di pubblicazione: 14 Febbraio 2019

Link d'acquisto: https://amzn.to/2Wm7bZf




Ricordi e demoni affollano la vita di Nina. Lei, sarcastica e sorridente per natura, è cambiata, è tanto
spaventata da Davide quanto ne è innamorata. È un riccio che tenta di difendersi dal dolore, punge
con i suoi aculei chi le sta intorno, ma non ha mai dimenticato quanto è bello lasciarsi andare alla
felicità. Non ha mai dimenticato Niccolò e il suo profumo di mare e vaniglia, i suoi ricci e il suo
sguardo che si avvicina. Un amore giovane e insicuro, una rabbia pura e logorante. Ti racconto una
storia è la storia di Nina e Niccolò. Di Nina e Davide. Dei 20 anni e dei 30 anni.
È la storia di un sentimento, di una vita e dei mille sbagli che possiamo commettere, consapevoli
che abbiamo sempre un modo e un motivo per risollevarci.


 

Lidia Giudice, classe '90, di Cosenza. Vive a Zumpano (CS. Si diploma al liceo classico B. Telesio di Cosenza e continua i suoi studi in giurisprudenza presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. La sua passione per la lettura e la scrittura l’hanno portata a scrivere “Ti racconto una storia”, romanzo finalista al concorso letterario di Città di Castello. Nel 2019 il libro viene pubblicato da Santelli editore.




Buongiorno a tutti readers e ben tornati nel blog insieme ad un evento che mi sta molto a cuore! Finisce oggi il blogtour dedicato a "Ti racconto un storia", primo libro della scrittrice Lidia Giudice.


Innanzitutto, Lidia, volevo ringraziarti per la disponibilità. Benvenuta sul blog, sono davvero onorata di poterti intervistare.

1. Quando hai iniziato a scrivere il libro “Ti racconto una storia”?

Da quando ho iniziato a scrivere “Ti racconto una storia” sono ormai passati tre anni. Ricordo ancora precisamente il giorno in cui ho preso il pc e ho cominciato a scrivere. Non era premeditato e non avevo assolutamente intenzione di finirlo. Pensavo che sarebbero state 4 righe buttate lì un po’ per caso, invece più scrivevo e più avevo voglia di far “parlare” i miei personaggi, di farli conoscere fra di loro, di ridere e piangere con loro e per loro. La fine è stata più difficile e contemporaneamente più bella da scrivere. Crei un mondo che, più o meno, rispecchia quello che sei e quello che ti circonda e poi decidi di lasciarlo andare. Chiunque lo leggerà si affezionerà a un personaggio diverso e magari ne odierà qualcuno, si arrabbierà per una scelta o riderà di un particolare, chiunque lo leggerà darà un’interpretazione propria del libro. Credo che la possibilità di leggere i commenti sul mio libro sia la cosa più bella che mi sia capitata da quella mattina di tre anni fa in cui ho cominciato a scrivere.

2. Quanto tempo hai impiegato a scriverlo?

Sembra strano dirlo, ma solo recentemente ho ricordato di averlo scritto in meno di due mesi e per scoprirlo sono dovuta risalire a vecchie conversazioni su whatsapp in cui facevo il punto della situazione. Considerando che poi ho impiegato quasi tre anni per farlo pubblicare, mi rendo conto che ho un serio problema con la tempistica. A parte gli scherzi, l’iter della scrittura non è stato così complesso come si può pensare, mentre scrivevo non pensavo alla struttura che avrei dato al libro, non ho neanche stilato una sorta di indice che potesse aiutarmi, ho semplicemente scritto. Ho imparato che non bisogna mai bloccare un’idea, bisogna scriverla di getto senza preoccuparsi della forma e di eventuali errori grammaticali, per quello ci sarà un secondo momento. Bisogna scrivere per gettare le fondamenta di un libro, sta poi all’editing rendere un libro quanto più possibile “perfetto”. Anche se sono fortemente convinta che nella scrittura non esista la perfezione. Ogni volta che sfoglio “Ti racconto una storia” si allunga sempre di più la lista delle cose che cambierei.

3. Il titolo riassume perfettamente la storia e si nota sin dalla prima pagina. E’ stato difficile per te cercare questo titolo, per me perfetto?

Qui mi tocca svelare un retroscena che fino ad oggi solo in pochi conoscevano… non ho scelto io il titolo. Devo ringraziare una persona preziosa che mi è stata accanto fin dall’inizio e credo (e spero) che rimarrà con me fino alla fine. Mi ha aiutato non solo nella parte pratica della creazione di “Ti racconto una storia”, ma anche e soprattutto, mi ha sostenuta nei miei mille dubbi e nei miei momenti di puro sconforto, ammetto di essere un po' melodrammatica in effetti. A lei devo la scelta di questo titolo e lei è sicuramente la prima alla quale abbia raccontato questa storia.

4. Quali lati del tuo carattere hai trasmesso ai tuoi protagonisti e a quali?

L’ironia di Federico e il sarcasmo di Nina. Questi, fondamentalmente, sono gli unici due tratti caratteriali che riconosco come miei. Sicuramente c’è anche un po' del mio vissuto, ci sono frammenti di serate passate con gli amici, piccoli sbagli che ad oggi non commetterei mai più, c’è qualche domanda a cui ho dato, finalmente, una risposta e qualche momento stupido di cui rido ancora adesso. 

5.In molti non hanno capito il loro rapporto, sia chi leggeva il libro, sia i personaggi che tu stessa hai creato intorno a loro. Quindi ora ti chiedo: come è nata l’amicizia tra Nina e Federico, così pura e genuina?

Nel libro scrivo che sono “uguali nei punti sbagliati”. Ecco credo che sia proprio questo il motivo per cui Nina e Federico diventano amici. Riescono a comprendersi e a perdonarsi perché entrambi non sono altro che lo specchio dei difetti dell’altro. Con questo non intendo dire che siano uguali in toto, hanno comunque una personalità ben definita e sogni e aspirazioni differenti. Anche il solo fatto che Federico sia ironico e Nina sarcastica sta ad indicare come sia diverso il loro approccio alla vita, ma hanno la fortuna di riconoscersi in qualcuno nella parte più sbagliata e più oscura della loro psiche e soprattutto la certezza che c’è un qualcuno che, a prescindere da tutto e da tutti, ti regala pace.

6. Nina nel romanzo si avvicina a Diego, non si pente mai di ciò che ha fatto con lui. Con la loro relazione cosa hai voluto descrivere? Ovviamente raccontacelo senza spoiler :P

Diego è un personaggio sfacciatamente onesto e “crudele” nel suo approccio concreto alla vita. Non è un sognatore, non è perso in mille “se, ma, però”, sa cosa può dare e cosa vuole ricevere. E’ arrogante e sicuro di sé, è questo che attrae Nina ed è questo il motivo per cui non se ne pentirà. La loro è una relazione atipica, non c’è un principe e non c’è una principessa da salvare, non c’è un primo amore, ma solo un’attrazione, non c’è un futuro, ma solo un presente. Non è sicuramente convenzionale per un romanzo, ma, per me, è la storia più reale fra tutte, quindi non ho voluto far altro che descrivere qualcosa di “reale”.

7. Tutti se lo stanno chiedendo quindi chi sono io per non farti questa domanda? Da un tuo futuro ragazzo ti aspetti che sia più un Niccolò, un Diego o un Davide?

Se chiedessi un mix di Niccolò, Diego e Davide sarei scontata, vero? Penso proprio di sì, quindi se proprio devo scegliere, in tutta la mia non convenzionalità, sceglierei Diego… cresciuto. Con la sua onestà e il suo essere concreto e diretto, ha un carattere che mi mette pace. Naturalmente il Diego descritto in “Ti racconto una storia” ha 20 anni, non ha ancora una maturità tale da poter regalare felicità, ma con il tempo credo che si sia dato la possibilità di rischiare e che sia riuscito a incontrare qualcuno in grado di farlo vacillare nelle sue certezze.

8. Tra tutti i personaggi di cui hai scritto con quale senti più affinità?

Forse Nina… e non sono completamente contenta di ciò.

9. Ti sei aspirata a qualcuno per creare i personaggi?

Tutti i miei personaggi femminili sono ispirati ad amicizie passate e ad amicizie, per fortuna, presenti. Alcuni personaggi maschili sono liberamente ispirati a mie passate conoscenze, sono una sorta di concentrato di esperienze negative e positive, altri sono semplici aspirazioni per il futuro, sono qualcuno che mi auguro di incontrare anche solo come amico.

10. Questa è una domanda che ti fecero alla presentazione del tuo romanzo e che ho deciso di riproporti anche qui, perché mi piacque molto la tua risposta. In una scena del romanzo Niccolò dice a Nina che lui da piccolo aveva paura delle formiche e che, per lui, Nina era una formica. Come mai hai scelto proprio questo paragone per spiegarci cosa prova Niccolò? Perché hai scelto una fobia così strana come le formiche?

Niccolò ha la fobia delle formiche perché non riesce a prevederle, piccole e quasi invisibili si insinuano ovunque. Sa perfettamente che il morso di un cane sarebbe più doloroso, ma per lui la paura dell’imprevedibile e dell’ignoto supera tutto, persino un dolore fisico. Ecco Nina diventa una formica perché alle certezze di Niccolò risponde con incertezze, ai perché di Niccolò risponde con un altro perché, crea dubbio invece di conferme. L’imprevedibilità di Nina lo spaventa, ma parallelamente ne è attratto e da qui… l’incoerenza del suo cuore.  Forse ho scelto una paura così “strana” perché le formiche sono animali innocui e a primo impatto non creano né disagio né paura, ma le formiche come tutti gli esseri viventi sono capaci di imprevedibilità e di distruzione.

11. In conclusione: cosa hai provato la prima volta che, rileggendo il libro dopo l’editing, hai capito che finalmente ora l’avresti pubblicato?

Una sorta di paura “buona”. Ho ancora oggi il terrore di leggere commenti negativi, di essere criticata per una scelta, di non essere capita, ma è sicuramente minore rispetto alla felicità di vedere come i miei personaggi… diventano i personaggi di qualcun altro; non ha paragoni con la gioia di sentirmi dire che sono riuscita a far sorridere o piangere con le mie parole. Non ho scritto un libro perché resti solo mio, sono e ne sarò sempre l’autrice, ma non sono certo io a scrivere il “destino” di “Ti racconto una storia”, questo spetta a chiunque lo leggerà e a chiunque si rispecchierà in anche solo un gesto, un momento o una parola descritta.

Bene Lidia, io avrei altre mille domande in merito, ho amato il tuo libro come pochi e spero che tu abbia il successo che meriti. Purtroppo però la nostra intervista si conclude qui e a me non resta che parlare del tuo libro nella recensione che sarà online sul blog da domani mattina (non perdetevelo!).

Io ti ringrazio ancora per la disponibilità e la pazienza, sei gentilissima e molto professionale. Spero che potremmo collaborare ancora per un tuo futuro lavoro.

Readers a voi non mi resta che ricordarvi di recuperare tutte le tappe delle mie colleghe, vi lascio qui sotto il calendario con tutte le tappe e dove trovarle!




A presto,





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