lunedì 12 dicembre 2016

Segnalazione "Fahryon" parte prima e parte seconda, Daniela Lojarro



L’origine del regno di Arjiam si perde nella notte dei tempi. Secondo le leggende fu fondato da un mitico Re che, con la sua guida saggia e illuminata, mise fine alle sanguinose lotte che lo avevano a lungo dilaniato e impoverito. Il re-taumaturgo Sahrjym condusse il popolo di Arjiam alla vittoria contro gli odiati invasori Bahvjim. Con la sua guida saggia e illuminata unificò e pacificò il regno, mettendo fine alle continue e sanguinose lotte per il potere che, fino ad allora, erano sorte fra le nobili famiglie e i vari capi tribali, dilaniando e impoverendo sempre di più il paese. All’indomani della liberazione fu stipulata l’Ourajya, un’alleanza che legava direttamente ogni suddito al suo Re: in cambio della fedeltà, il Re e i suoi successori giuravano di difendere il regno da ogni nemico sia interno che esterno e di amministrare personalmente la giustizia. Sahrjym poi, per organizzare il paese, fondò due ordini, i Cavalieri del Grifo e i Magh dell’Uroburo. Al primo, militare, con a capo un Primo Cavaliere nominato personalmente da lui, confidò la difesa dei confini del regno, la tutela dell’ordine e l’amministrazione della giustizia. Il Grifo è un animale alato con il becco adunco, la testa e gli artigli di aquila e il corpo di leone: entrambi gli animali, leone e aquila, esprimono forza, coraggio e audacia. Nei miti il Grifo era posto a custodia di tesori di qualsiasi genere e il leggendario Re-Taumaturgo lo scelse perché ai suoi Cavalieri aveva affidato i beni più preziosi del suo popolo: la libertà e la giustizia. Per custodire la Conoscenza del Mistero del Suono Sacro, la Vibrazione creatrice che dà vita all’universo stesso con la sua vibrazione, sacro perché è il Suono che non è mai stato emesso, creò l’Ordine dell’Uroburo. Come simbolo dell’unità degli opposti all’interno del Suono Sacro Sahrjym, pose l’Uroburo: il serpente che si morde la coda simboleggia il continuo rigenerarsi della vita, l’eternità, l’unione degli opposti, Morte e Vita, Suono e Silenzio, Luce e Oscurità, all’interno dell’Uno. A guida dell’Ordine, Sahrjym volle che gli stessi Magh anziani eleggessero liberamente il più degno e saggio fra loro: il Reggente. Ai Magh fu affidata la custodia della magia che permetteva di unirsi alla vibrazione del Suono Sacro era una sola: la Sintonia. Essa, però, fu spezzata dal desiderio di onnipotenza dell’uomo: nacquero così l’Armonia e la Malia. L’Armonia è una forma di magia, legata alle vibrazioni del Suono Sacro, usata, per esempio, per guarire le persone, spostarsi nello spazio o prevedere il futuro. La seconda, la Malia, come indica il nome stesso, ammalia, stordisce il prossimo per asservirlo alla propria volontà. È una magia unicamente volta all’odio, alla distruzione, al potere sulla mente degli altri. Lo studio e la pratica della Malia furono proibite da Sahrjym ma, nonostante i divieti, nonostante tutte le precauzioni adottate, alcuni Magh continuarono a tramandarsi la tradizione della Malia.

Le avventure di Fahryon, la protagonista del romanzo, e di Uszrany, suo compagno, nascono proprio dalla lotta fra chi pratica l'Armonia e coloro che, desiderando il potere assoluto, si servono della Malia per poterlo conseguire. Dopo secoli di pace e prosperità per il regno di Arjiam si profila una nuova minaccia, più temibile della stessa dominazione dei biondi e feroci Bahvjim: il nobile Mazdraan, affascinante e astuto Primo Cavaliere del Re, contravvenendo a tutti i divieti imposti a suo tempo da Sahrjym, pratica la Malia con cui, all’avverarsi di determinate condizioni, potrà ottenere addirittura il controllo assoluto delle vibrazioni del Suono Sacro, il divino principio creatore di tutto l’universo. Il compito di ripristinare l’equilibrio della magia e d’impedire che il Mondo creato precipiti nel caos, spetta alla giovane Pharyon, neofita dell’Ordine sacerdotale dell’Uroburo, il cui cammino sembra casualmente incrociarsi con quello del nobile Mazdraan, dell’anziano Magh del Conclave Tyrnahan, tenace e irriducibile avversario del Primo Cavaliere, e dell’ingenuo e valoroso Cavaliere Uszrany. Uszrany, cavaliere dell’Ordine del Grifo, si ritrova quasi per caso in una locanda durante la nascita della figlia di Xhanys, Magh dell’Ordine dell’Uroburo, sposa del Primo Cavaliere del Re, il nobile Mazdraan.
Nello stesso momento, apparentemente per caso, anche la giovane neofita Fahryon, aspirante Magh, si ritrova nella medesima locanda e assiste al parto di Xhanys che muore nel dare alla luce la propria figlia: la piccola Amahndyr.
La donna, ormai morente, affida ai suoi soccorritori la bambina che ha appena dato alla luce, scongiurandoli di metterla in salvo: la piccola, infatti, è dotata di poteri speciali e perciò non deve cadere nelle mani sbagliate, in particolare in quelle del padre. I tre, Fahryon, Uszrany e Tyrnahan apprendono che il padre della neonata è il nobile Mazdraan, l'uomo più potente del regno. Atterriti si rendono conto che Mazdraan è legato alla Malia e la pratica segretamente.

·    Fonti

La teoria del Suono Sacro come principio creatore è una trasposizione fantastica del famoso Big Bang che avrebbe generato l’universo. Gli effetti del suono in generale sull’apparato uditivo e sul sistema nervoso sono riconducibili agli studi neurologici e di cimatica. Nella saga si sviluppano le potenzialità della voce umana, usata come mezzo per raggiungere la contemplazione, evocare il Suono Sacro tramite inni dotati di particolare potere e operare quindi magie. (Tomatis, Chladni, Schneider). L’uso dei simboli si rifà alla tradizione esoterica e alla mitologia classica. (Graves, Eliade, Guénon, sufismo, sciamanesimo).

·    Sottofondo culturale e ambientazione

La società descritta nella saga, le sue tradizioni, i suoi costumi, le abitudini di vita quotidiana, il genere di architettura, la passione per l’arte in generale s’ispirano alle grandi civiltà dell’area mediterraneo/mediorientale in epoca medioevale. L’ambientazione stessa propone caratteristiche geografiche e climatiche di quei paesi ispirandosi alle architetture moresche della Spagna o a quelle dell’India dei marajah. Il regno di Arjiam è percorso da due grandi fiumi, un po’ come la Mesopotamia (Tigri ed Eufrate) che lo rendono prosperoso. Le sue città sono ricche, affollate di mercanti, guerrieri, ladri, giocolieri, avventurieri, mendicanti, danzatori, pellegrini. I mercati sono colorati e chiassosi, con bancarelle straripanti di mercanzie che provengono da ogni parte del mondo. Il santuario del Suono Sacro della capitale, Tuhtmaar, realizzato in marmo rosa, è decorato da intagli preziosi e fantasmagorici. I palazzi delle nobili Famiglie del regno o delle Compagnie di mercanti, le terme e la cittadella reale sono ornati da colonne, patii, mosaici dorati, statue, affreschi e contornati da lussureggianti giardini con ruscelli e fontane.

·    Scrittura

I capitoli sono quasi sempre strutturati come scontri-colloqui fra due o più personaggi, con tre livelli di scrittura: il dialogo diretto, il pensiero del personaggio e le sue reazioni emotive e fisiche allo svolgimento dell’azione. Trattandosi poi di una magia legata al mondo sonoro e uditivo, si evidenziano soprattutto le sfumature e gli effetti che si possono ottenere con la voce sia parlata che cantata.

·         I protagonisti principali del romanzo
Fahryon è una giovane donna; ed è neofita, cioè è un’aspirante Magh, studia per diventare un’iniziata ai Misteri del Suono Sacro e praticare l’Armonia. Nelle prime pagine dell’avventura, Tyrnahan, il suo mentore, s’interroga perplesso sul significato della presenza di quella ragazza dai grandi occhi scuri, i capelli bruni che le arrivano a vita, «dall’aria trasognata e dalla figura così fragile con quella carnagione così pallida da sembrare una statuina di porcellana».
All’inizio, infatti, Fahryon è piena di dubbi e incertezze, ha momenti di scoraggiamento: la missione che ha giurato di compiere le sembra al di fuori delle sue possibilità. Non è una predestinata né una prescelta: può contare solo sulle sue forze e sulla sua capacità/possibilità di scegliere e di muovere gli eventi senza avere, apparentemente, un talento o un dono particolari. Lotta accanitamente per superare gli ostacoli e le prove che si trovano sul suo cammino ma per confrontarsi con se stessa, per crescere e diventare consapevole della sua “forza”, Fahryon taglia i ponti con il suo passato e rinuncia perfino a Uszrany, l’uomo che ama.
Una spia al soldo dell’avversario descrive il Cavaliere Uszrany come un giovane «di carnagione scura, di statura superiore alla media; i capelli neri e lisci trattenuti con un laccio; il volto, senza barba o baffi, ha tratti orgogliosi ed alteri».
Già quando entra in scena s’intuisce che Uszrany non è un Cavaliere qualunque. Infatti, nonostante la giovane età e l’inesperienza, è già aiutante del Comandante della capitale, uno dei più valorosi Cavalieri del regno. Uszrany è il cavaliere per eccellenza, forte, coraggioso e, in fondo, perfino un po’ bigotto nella sua cieca fedeltà alla Regola del suo Ordine. Ma è giovane e vive le sue convinzioni con la passione, l’impulsività e l’energia di cui solo un uomo di 20 anni è capace passando da momenti di furia tremenda a momenti di passione e di dolcezza.
Però, nel giro di poche ore, per la sua stessa salvezza, si trova costretto a violare il giuramento di fedeltà che lo lega all’Ordine: il suo perfetto mondo di Cavaliere nutrito di onore e gloria, gli rovina improvvisamente addosso. Da questo momento, delusione, disillusione e mancanza di stima per se stesso s’impadroniscono di lui e diventa così la vittima ideale dell’astuto Mazdraan.
Il nobile Mazdraan colpisce sin dall’inizio con la sua eleganza e la sua capacità oratoria. Il fascino che emana la sua persona lo rende temibile: chiunque lo avvicini, non può sottrarsi alla seduzione della sua voce calda e sensuale, perdendo perfino di vista il valore delle sue parole per lasciarsi avvolgere, o cullare da essa. Riassume in sé la forza dell’eloquenza, la determinazione, la capacità di piegare la volontà altrui alla propria senza minacce dirette: gode nel vedere gli altri soccombere davanti alla sua placida calma, si bea nel far perdere le staffe al prossimo. Lui, al contrario, non perde quasi mai la pazienza, trova il modo di sorridere anche quando vorrebbe lasciarsi prendere dall’ira e s’infuria con se stesso quando perde il controllo.
È un uomo assetato di potere e disposto a tutto pur di ottenerlo. Non esercita il potere per un motivo preciso: lo ama. Ogni sua frase, ogni mossa, ogni pausa o ogni parola sono soppesate, calcolate e mirate per raggiungere uno scopo preciso: il Potere. A parte questo, nulla lo interessa veramente. Mazdraan lo confessa senza alcuna incertezza: «Ho tutto ciò che desidero e che il mio rango può offrirmi. Perciò perché non impegnarmi nella ricerca proibita per raggiungere ciò che ogni uomo in fondo al suo cuore desidera? Il Potere sugli altri, sul Mondo, sul Tempo ma non quello apparente e volubile della sovranità, ma quello assoluto che si può ottenere solo andando oltre alla Legge del Suono Sacro». 




Titolo:
Fahryon - Parte prima de Il suono sacro di Arjiam


Autore: Daniela Lojarro



Genere: Fantasy classico



Editore: GDS editore


Pagine: 290

Prezzo eBook: 2,99

Prezzo Cartaceo: 15,90


Dopo secoli di pace e prosperità per il regno di Arjiam si profila una terrificante minaccia: il nobile Mazdraan, affascinante e astuto Primo Cavaliere del Re, contravvenendo a tutti i divieti imposti a suo tempo da Sahrjym, pratica la Malia con cui, all’avverarsi di determinate condizioni, potrà ottenere addirittura il controllo assoluto delle vibrazioni del Suono Sacro, il divino principio creatore di tutto l’universo. Il compito di ripristinare l’equilibrio della magia e d’impedire che il Mondo creato precipiti nel caos, spetta alla giovane Fahryon, neofita dell’Ordine sacerdotale dell’Uroburo, il cui cammino sembra casualmente incrociarsi con quello del nobile Mazdraan, dell’anziano Magh del Conclave Tyrnahan, tenace e irriducibile avversario del Primo Cavaliere, e dell’ingenuo e valoroso Cavaliere Uszrany.
Le difficoltà con cui saranno messi a confronto durante la lotta per il possesso di un magico cristallo e del trono del regno, permetteranno ai due giovani di crescere e di diventare consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità in questa guerra per il potere sul mondo e sugli uomini. 

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Come una sonnambula, ne seguì un lungo tratto fin quasi all'altro capo della città dove, in un improvviso barlume di coscienza, riconobbe uno dei ponti che segnavano il confine tra i quartieri popolari della capitale e quello nobiliare. Lo attraversò con passo vacillante, senza accorgersi del rispettoso saluto delle guardie del palazzo ter Hamadhen e, seguita dagli sguardi sorpresi degli uomini, s'inoltrò nel lussureggiante parco. Mentre percorreva il viale che conduceva al padiglione principale, si sentì mancare: estenuata, si sedette all'ombra delle grandi palme e dei cipressi. Freneticamente la sua mano strinse il ciondolo a forma di Uroburo che le pendeva sulla fronte.




Titolo: 
Fahryon - Parte prima de Il suono sacro di Arjiam

Autore: 
Daniela Lojarro

Genere: 
Fantasy classico

Editore:
 GDS editore

Pagine: 314

Prezzo eBook: 2,49

Prezzo Cartaceo: Presto disponibile!






Fahryon, neofita dell’Ordine dell’Uroburo, fugge dalla capitale del regno di Arjiam insieme ad Uszrany, cavaliere dell’Ordine del Grifo, per evitare di cadere nelle mani del potente nobile Primo Cavaliere del regno, il nobile Mazdraan, segretamente adepto della Malia, l’insidiosa magia legata al Silenzio e al Vuoto.

Tuttavia, durante la precipitosa fuga, il nobile Mazdraan cattura Uszrany; Fahryon, invece, è tratta in salvo da Vehltur, un misterioso Magh. Mentre Uszrany, prigioniero del nobile Mazdraan, scopre sconcertanti segreti sulla storia del regno e impara a convivere con i fantasmi del suo passato, Fahryon, sotto la guida di Vehltur, inizia il cammino iniziatico che, prova dopo prova, la prepara al confronto con il suo avversario, il nobile Mazdraan. 

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Il tumulto che udiva e che provava cessò. Fahryon, stordita da quell'improvvisa calma, attese qualche istante con il cuore che batteva all'impazzata; poi, rialzò cautamente il capo, trattenendo il fiato per lo spavento e per lo stupore.
Tranquillamente accovacciato al centro di una grotta ottagonale, un enorme drago, dal corpo ricoperto di squame lucenti e iridescenti, la stava squadrando con un'espressione di divertimento misto a insofferenza. 



Daniela Lojarro è nata a Torino. Terminati gli studi classici e musicali (canto e pianoforte), vince alcuni concorsi internazionali di canto che le aprono le porte fin da giovanissima a una carriera internazionale sui più prestigiosi palcoscenici in Europa, negli U.S.A., in Sud Corea, in Sud Africa nei ruoli di Lucia di Lammermoor, Gilda in Rigoletto e Violetta in Traviata. 

Ha inciso diversi CD:
  • G. Rossini Ermione (con M. Caballè, M. Horne)
  • G. Paisiello Nina, ossia la pazza per amore
  • CD Gala Concert con brani da Lucia di Lammermoor di Donizetti, Rigoletto di G. Verdi e Le nozze di Figaro di W. A. Mozart
  • F. & L. Ricci Crispino e la Comare
  • Exawatt: Time Frame
  • Ars Nova: Seventh Hell

Diverse opere da lei interpretate sono state riprese da radio o televisione:
  • G. Rossini Ermione
  • V. Bellini La Sonnambula
  • G.F. Haendel Alcina
  • L. Delibes Lakmé

Alcuni brani da lei incisi sono stati inseriti come Soundtrack in diversi Film:
  • Zeffirelli Toscanini con brani da Lucia di Lammermoor di G. Donizetti (con C. Bergonzi) e Rigoletto (con C. Bergonzi) di G. Verdi.
  • Harron I shot Andy Warhol con brani da Rigoletto di G. Verdi
  • Scorsese The departed con brani da Lucia di Lammermoor di G. Donizetti


Si dedica anche all’insegnamento del canto e alla musico-terapia come terapista in audio-fonologia, una rieducazione della voce e dell’ascolto rivolta ad adulti o bambini con difficoltà nello sviluppo della lingua oppure ad attori, cantanti, commentatori televisivi, insegnanti, manager per sviluppare le potenzialità vocali.
«Fahryon» parte prima della saga «Il Suono Sacro di Arjiam», edito da GDS, è il suo primo romanzo.

Link utili per contattare l'autrice:





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